due veterani dei viaggi in missione…
manutenzione agli impianti sportivi… | tra i bimbi di Maimelane… |
Per il mondo di domani, sta nascendo un’arte davvero globale!!!!… | …cervelli italiani, soggetti africani e …colori cinesi… |
… la condivisione di Paolo
Il Mozambico è irriconoscibile: dall’aeroporto alla corrente elettrica a Maimelane, alle nuove costruzioni di Inhassoro.
In due anni un percepibile miglioramento carico di speranza.
I missionari non sono cambiati: la realtà della missione si preserva e si rinnova.
Il loro impegno con le persone è inimmaginabile da qui. Le comunità, gli asili, gli internati, l’oratorio, la scuola richiedono una presenza costante. I missionari la garantiscono, con il sorriso.
Anche la gente sorride. E questo mi riempie il cuore.
Paolo
… e quella di Stefano
Sono passati 7 anni dal primo viaggio in Mozambico, ed eccomi nuovamente qui.
Respiro ancora quell’aria che ha un sapore; da dove vengo si respirano tanti odori ma non quel sapore.
La prima volta è così intenso e soprattutto nuovo che non si riesce ad interpretare, poi ti entra nei polmoni ed arriva fino al cuore dove rimane, per sempre.
Avevo 22 anni la prima volta che scoprii il Mozambico e la missione.
E’ stato un viaggio sulle ali dell’entusiasmo e della curiosità: ne sono uscito ricco e ho pianto il giorno del ritorno, quanto ho pianto!
Con me c’era un amico, grande quanto me: siamo stati bene, Inhassoro era solo capanne o poco più.
I bambini sono la risorsa più grande: il calore umano che trasmettono con i loro sorrisi e la loro gioia ti permettono di trovare un senso di appartenenza che, dove vivo, non percepisco.
I missionari: persone irraggiungibili che mi facevano sentire minuscolo.
Dopo 7 anni molto è cambiato, io sono cambiato.
Ho conosciuto un gruppo che è diventato una famiglia, ora ho iniziato ad instaurare un rapporto con i missionari: persone che hanno scritto e scrivono la storia di un popolo, persone umili che ti insegnano con semplicità e dolcezza quanto la potenza della fede riesca a trasformare, con serenità ed eleganza, la paura in coraggio.
Magnifico, ma bisogna viverlo.
Inhassoro, come luogo, testimonia un’evoluzione tecnologica importante: sono aumentate le cose, i beni materiali.
E’ un benessere. Ho notato però qualcosa, una piccola macchia nel limpido oceano Indiano: una lieve diffidenza proporzionale allo sviluppo consumistico, che incide sui sorrisi e i saluti.
Ora capisco perché nel mio Paese l’aria non ha sapore, perché noi abbiamo tante cose, troppe e ci dimentichiamo delle persone.
Fortunatamente il sapore, lì è ancora molto forte grazie al lavoro parallelo dei missionari che mantengono elevata l’unione della comunità all’insegna della festa nel nome di Dio.
Stefano