due volontarie scoprono lo ricchezza umana della vita di missione
le riflessioni di Sara
Ogni volta che ripenso ai giorni trascorsi in Africa ogni cosa dentro di me si tinge di un arancione intenso. Arancione come il colore della terra, della sabbia che dà quel pizzico di vitalità in più a tutto il resto, come il suono dei bonghi!! Intenso perché è come si vive là, nulla sembra essere leggero, basta che ripenso a come è stata preparata la festa patronale dalla messa alla partita di calcio! Intenso è la sensazione che si legge negli occhi delle persone. La prima cosa che ho notato al rientro a casa è la differenza degli sguardi di chi ci circondava, qua molte persone hanno come un velo che lascia intendere la passività con cui si vive, l’aspettare che arrivi il giorno dopo senza saper apprezzare quello che sta accadendo ora e ciò dà un senso di chiusura allo stomaco notevole.. In Mozambico invece ho visto gente capace di essere stracontenta anche per cose che a me sono sembrate assurde, come ad esempio le varie magliette che sono andate a ruba con il logo della festa patronale o del giubileo …o il custode dei maiali con quanto entusiasmo tentava di spiegarmi la differenza tra 2 maialini… Un’altra cosa bellissima che ho potuto vedere stando a contatto con i ragazzi e le ragazze del collegio è il profondo senso di collaborazione e rispetto che c’è nei confronti dell’altro…. Penso che sia una delle motivazioni che spinge ogni persona che ti incontra a salutarti sempre. Un’ultima parola che lego a questa esperienza è “insieme”. Lì la gente sa stare con gli altri, si lavora insieme, si riposa insieme, si festeggia insieme, per la solitudine non c’è assolutamente posto. Anche se non hai più nessuno della tua famiglia l’impressione che ho avuto è che c’è sempre qualcuno a cui rivolgersi. Questa sensazione l’ho provata soprattutto nelle comunità. Beh ci sono ancora miriadi di cose che mi girano nella testa, ma il mio cervello deve ancora elaborarle…. sicuramente però è un’esperienza da rifare! Per ora un mille grazie a chi ha organizzato il viaggio, ai compagni di quest’esperienza, a don Pio e a Caterina che ci mettono anima e corpo per essere genitori di una famiglia mooolto allargata e ai ragazzi e alle ragazze del collegio che mi hanno fatto scoprire la loro quotidianità accogliendomi come fossi una loro amica da anni….
Sara
al lavoro sulle mitiche panchine di Maimelane… | pronti per l’ennesima visita a qualche comunità… |
le riflessioni di Valentina
Non ero mai stata in Africa, non sapevo bene cosa aspettarmi: nella mente avevo un collage di foto e racconti di altre persone, ed ero curiosa di vedere con i miei occhi. Grazie a Don Franco, a Don Gianni e in generale al Centro Missionario della Diocesi di Vercelli e ai missionari che ci hanno ospitato in Mozambico ne ho avuto la possibilità. Un ingrediente da non sottovalutare in questo viaggio un po’ diverso dal solito è stato il gruppo, il clima che si è creato fin da subito tra noi ragazzi, l’entusiasmo di tutti. Appena arrivati a Maimelane e Inhassoro mi sono sentita a casa, come in famiglia, grazie all’accoglienza semplice e allegra di tutti: Don Carlo, Don Gemo e poi Don Pio, Caterina e Don Canhote. Semplicità penso sia la parola chiave di tutto l’operato che da molti anni portano avanti: un impegno costante e quotidiano, fatto di piccoli passi, che portano però a grandi risultati. Anche ascoltare i loro racconti e la loro testimonianza è stato importante, soprattutto per noi che ci siamo fermati solo 17 giorni! Credo che con il loro lavoro stiano contribuendo a un mutamento della società civile, soprattutto in supporto ai più deboli, ai bambini e ai giovani. Tra l’altro i bambini sono il ricordo più vivo che ho in mente ora che sono a casa: ne ho incontrati tantissimi, fuori da scuola, lungo la strada, in Chiesa, nei campetti di calcio, davanti ai nostri alloggi, sempre felici, alcuni più timidi e altri più curiosi, sempre in gruppo, sempre molto sorridenti, anche se non avevano giocattoli e si prendevano cura dei fratellini più piccoli. Si divertivano a farsi fotografare e a riguardarsi subito, e poi ancora pronti per altre foto e altre pose! I più grandi cercavano di comunicare con un simpatico inglese, i più piccoli salutavano con la manina e con gli occhi! “Tatà”! C’era da sorprendersi a osservare la loro indipendenza e la loro buona educazione, i bimbi dell’asilo lavano la propria ciotola dopo pranzo, e lo fanno in modo ordinato e senza alcun capriccio! Ho anche avuto la fortuna di conoscere Sidonio, aveva sei anni quando l’ho adottato a distanza e ora ne ha undici, è molto alto per la sua età. Mi ha fatto molto piacere vederlo, parlargli e conoscere anche la sua mamma! E’ stato molto emozionante! I colori sono un altro ricordo molto forte, il cielo, la sabbia, l’oceano, le capulane delle signore, le barche, le Chiese, tutto era colore e questo dava un grande senso di gioia . La stessa gioia l’ho provata anche quando partecipavamo alle Messe, erano vivaci, lunghe e molto partecipate, c’era addirittura il corpo di ballo o più di uno, quello dei bambini e quello degli adulti, i canti erano accompagnati dalle percussioni e dai battiti a ritmo delle mani, sembrava che tutti fossero dotati di un senso della musica innata. Si percepiva una partecipazione intensa e per tutti era un grande momento di festa. In una piccola comunità, raggiunta attraverso una pista di sabbia dopo 30 minuti di pickup, abbiamo fatto una processione nella “savana” fuori dalla chiesetta che era poco più di una capanna, si cantavano inni alla Madonna in portoghese e xitswa, ed è incredibile come le preghiere arrivano anche e soprattutto dagli angoli più sperduti della Terra. Noi ragazzi abbiamo fatto dei piccoli lavoretti, nulla di straordinario, ma l’abbiamo fatto con gioia e abbiamo imparato molto vivendo a stretto contatto con la comunità locale. E’ stata una grande opportunità, indimenticabile.
Valentina