È il mercoledì dopo la Pasqua. In tutti noi sono ancora vivi i racconti della passione e risurrezione di Gesù a Gerusalemme nella Pasqua di 2000 anni fa… stiamo andando, con il nostro vescovo Don Marco, per celebrare la Messa in un villaggio a una ventina di chilometri da Inhassoro. Don Pio e un seminarista del posto ci accompagnano. Arriviamo al villaggio chiamato San Matteo e… di colpo siamo catapultati a Gerusalemme, sul monte degli ulivi di 2000 anni fa.
I cristiani di S. Matteo, come i discepoli e le folle di Gerusalemme, si sono radunati tutti all’entrata del villaggio e cantano di gioia come vedono arrivare la macchina con il vescovo. Tutti cantano e ballano e gettano fiori bianchi e rossi. Le donne hanno messo 4 o 5 stuoie sul sentiero e vi fanno passare sopra il vescovo e man mano che vi cammina sopra, altre donne raccolgono le stuoie dietro di lui e le riportano davanti ai suoi piedi… e tutti cantano e vi sono grida di giubilo… un nodo mi prende in gola e non riesco più a parlare. Per fortuna ci siamo dimenticati le ostie per la Messa, e così ho una scusa per tornare alla missione con Don Franco e il seminarista per procurare il necessario per la celebrazione eucaristica mentre Don Pio inizia a confessare sotto un albero i ‘discepoli di Gesù’ prima di celebrare col vescovo ‘l’ultima cena’.
Com’è fresca e spontanea, partecipata e piena di gioia la messa qui… anche se non capisci nemmeno una parola dei canti e della maggior parte delle preghiere che si recitano. È vero le orecchie non sono in grado di decifrare il significato delle parole, ma è impossibile non ‘sentire’ la gioia e la fede della gente che scorre come un fiume in piena.
Dopo Messa, prima del pranzo, due dei primi battezzati del villaggio vengono portati a salutare il vescovo. L’uomo anziano (avrà almeno 70 anni), è ormai cieco e viene accompagnato per mano.
Il catechista li presenta al vescovo e dice con orgoglio la data del loro battesimo e il nome del missionario della Consolata che li ha battezzati… come fai a non commuoverti quando vedi con quanta gioia vivono e ricordano l’inizio della loro fede in Gesù?!
Ero venuto a Inhassoro nel 2002 e sono tornado dopo 15 anni. Quanto cambiamento!
La missione si era appena divisa da Maimelane ed era semplicemente un cortile con una casa di lamiera e la chiesa di paglia… eppure questa gente era assetata di fede. E lo si vede e lo si tocca con mano, ora forse più di allora. A Inhassoro l’opera della Chiesa di Gesù non può passare inosservata.
A fine ‘800 a Torino in Valdocco penso sia avvenuto qualcosa del genere. A Inhassoro, in piccolo, nel lontano Mozambico, ho visto ogni mattina più di 800 ragazzi e ragazze entrare nel cortile della scuola professionale. Tutti insieme, alle 7 del mattino cantano l’inno nazionale, e poi dicono il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre.
La chiesa del Mozambico poco alla volta sicuramente prenderà in mano tante missioni e villaggi e parrocchie… ma qui, con questa scuola, con gli asili, con i tanti progetti e iniziative per i giovani e i catechisti si prepara il domani di questo popolo e di tante famiglie. La Missione qui non dà delle ‘cose’ ma sta preparando le ‘persone’ per una vita migliore. Mi piacerebbe tornare tra una decina d’anni, se il Signore me lo consente, a vedere cos’è capitato in questa lontana ‘Valdocco’… nel frattempo mi impegno, come sono capace da qui, a sostenere la nostra missione in Mozambico.
don Luciano Pasteris